Giovanni Truppi: “Nella serata delle cover porto un’altra parte di me” (Video)

Intervista a Giovanni Truppi in gara al Festival di Sanremo con "Tuo padre, mia madre, Lucia". Ecco cosa ci ha raccontato il vincitore del Premio Lunezia.

Giovanni Truppi è in gara al 72esimo Festival di Sanremo con il brano “Tuo padre, mia madre, Lucia”. La canzone fonde linguaggi musicali diversi e per il cantautore rappresenta una nuova sfida musicale: la costruzione di una love song in grado di mescolare ruvidità e sentimento, Lucio Battisti e Vasco Rossi, canzone d’autore e spoken word, classicità e sperimentazione. Inoltre Giovanni Truppi è vincitore del Premio Lunezia ed è stato premiato dal MEI come miglior artista indipendente. Abbiamo incontrato Giovanni Truppi che si è raccontato nella nostra intervista. Ecco le parole dell’artista.

Sei il vincitore del Premio Lunezia per la qualità dei contenuti del brano “To padre, mia madre, Lucia”. Come ti hai reagito dopo averlo saputo? Come ti senti a riguardo?

Sono molto contento. Negli scorsi anni lo hanno vinto Antonio Diodato e Madame che sono due artisti bravissimi, quindi sono molto contento di aver ricevuto questo premio.

Al Festival ti esibirai il 2 febbraio, come ti stai preparando all’esibizione? Prima di un’esibizione cosa fai? Fai qualche rito scaramantico?

No, cerco solo di rimanere concentrato. Di solito però prima di un concerto o di un’esibizione mi sento come se mi salisse un po’ di febbre. Anche se di questi tempi è meglio di no (ride). In questi giorni cercherò un po’ questa sensazione perché mi carica e dall’altra però spero che non faccia preoccupare. Sto cercando di rimanere concentrato, ci sono tante cose da fa in questi giorni come le interviste. Partecipare a Sanremo non riguarda solo la performance a teatro ma anche un insieme di altre cose.

Torniamo al brano “Tuo padre, mia madre, Lucia”, le persone citate nel titolo sono spettatori di una storia d’amore, e c’è un verso del brano che mi ha colpito “Amarti è credere che quello che sarò sarà con te”, una dichiarazione d’amore profonda…

Sì credo che tutti quanti nel momento in cui decidiamo di unire la nostra vita a una persona amata, a qualcosa, a un mestiere decidiamo di prendercelo tutto anche con i suoi difetti. Credo che instaurare un rapporto del genere mi sembra la cosa più coinvolgente che io possa fare e quindi immaginare un futuro comune. Questa frase che è l’apice del climax che si crea nel ritornello afferma questa posizione, questo movimento che si fa nell’immaginare un futuro con lei.

Nella serata delle cover canterai con Vinicio Capossela “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De André. Perché hai scelto proprio questa canzone?

Ho scelto questa canzone perché mi sento molto rappresentato dalle parole di questa canzone. è un condensato di tantissime cose che penso e in cui credo. Affronta la problematica della disuguaglianza, della gestione del potere e ti ricorda che siamo tutti coinvolti nel prenderci cura della realtà che ci circonda. Questo vuol dire il nostro pianeta ma anche gli altri uomini anche meno fortunati di noi, tra cui anche quelli meno fortunati di noi. Sono tutte cose che per me sono importanti come persona e ho sempre cercato nel mio piccolo di occuparmene anche nelle canzoni che scrivo. Dal momento che in questo Festival di Sanremo canterò per lo più una canzone d’amore, mi sembrava bello nella serata delle cover portare anche un’altra parte di me.

La musica può fare anche da cassa di risonanza per messaggi così importanti…

Sì spero di sì, in realtà certe cose che io faccio con la musica che riguardano idee, sentimenti o sperimentazione sono delle cose che faccio a prescindere da quello che può essere il loro effetto. Le faccio perché sento l’esigenza di farle. Poi se sono recepite e hanno effetto sono contento che arrivino a tante persone, però sento di doverlo fare a prescindere.

Il 4 febbraio esce la tua antologia “Tutto l’universo”, che ha una tracklist molto particolare, puoi raccontarci di più sull’album?

Dal momento che il Festival mi metterà davanti a delle persone che non mi conoscono e non conoscono cosa ho fatto in più di dieci anni di lavoro, con la mia casa discografica abbiamo pensato che poteva essere interessante proporre una sorta di “Bignami” di quello che ho fatto. Abbiamo cercato di mettere insieme canzoni da vari dischi che raccontassero bene questo percorso e stessero bene tra loro anche a livello di sonorità. L’unica cosa di cui siamo sicuri di mettere per prima la canzone “Tuo padre, mia madre, Lucia” e per ultima “Scomparire” che è la canzone più vecchia che c’è in questa raccolta.

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C’è una canzone della tua carriera alla quale sei più legato o un ricordo che vuoi condividere con noi?

C’è una canzone che ho scritto quasi dieci anni fa che si intitola “Come una cacca secca” ed è una struggente canzone d’amore per me dove a un certo punto utilizzo questa perifrasi. Ho messo questo titolo un po’ inconsapevolmente e ci sono molto legato a questa canzone perché mi piace molto come è venuta. Però con questo titolo mi ricordo l’imbarazzo che ritrovavo ogni volta che ne parlavo con un giornalista, poi ero giovane ed ero un po’ in difficoltà nell’argomentare questo titolo.

Prima hai parlato delle sonorità che ritroviamo nei diversi album. Quali altri tipi di sonorità ti piacerebbe sperimentare che non hai ancora sperimentato e quale lato di te artista vorresti che emergesse in futuro?

Mi piacerebbe molto confrontarmi con la musica urban. Ascolto molti artisti provenienti d quel mondo e ne sono affascinato. Provenendo da una cosa un po’ diversa non do per scontato che l’effetto sarebbe interessante. Non so se c’è qualcosa di me come artista che vorrei emergesse in futuro e che non è emersa. Se non è emersa qualcosa è perché io stesso non la conosco ancora o non l’ho coltivata abbastanza bene.

Come hanno influito le tue esperienze e la cultura musicale tradizionale napoletana nella tua musica?

Credo di avere avuto un percorso di formazione e un ambito di interessi nella musica abbastanza eclettico. Questo vuol dire che a volte non sono riuscito ad approfondire come avrei voluto o potuto sia che ci sono molte influenze dentro quello che scrivo. Vanno dalla canzone classica napoletana al jazz al rock, post rock, il grunge. Adesso sono affascinato dalla musica urban e quindi credo che tutte queste cose abbiano partecipato a creare la mia cifra stilistica.