“Niente (Resilienza 74)”: testo e significato della canzone di Rita Pavone

"Niente (Resilienza 74)" di Rita Pavone: testo e significato del brano che l'artista porterà in gara al Festival di Sanremo 2020 che andrà in scena dal 4 all'8 febbraio con la conduzione e direzione artistica di Amadeus.

Martedì 28 gennaio 2020 su Tv, Sorrisi e Canzoni sono stati pubblicati tutti i testi dei brani in gara al Festival di Sanremo 2020 (ecco il testo ufficiale di “Niente (Resilienza 74)” di Rita Pavone). E non solo. Sul sito ufficiale del famoso settimanale sono state rese note anche le spiegazioni di ogni singola canzone.

È “Niente (Resilienza 74)” il titolo della canzone che Rita Pavone porterà in gara al Festival di Sanremo 2020, arrivato alla settantesima edizione e che andrà in scena sul palco del Teatro Ariston con la conduzione e la direzione artistica di Amadeus dal 4 all’8 febbraio.

Quanto male fa resistere al dolore? La resilienza cantata da Rita Pavone nella sua “Niente (Resilienza 74)” parla proprio della capacità di affrontare un trauma o una difficoltà “tenendo duro”, non lasciandosi mai andare.

L’artista, nel brano che porta a Sanremo 2020, confronta criticamente l’immobilismo di quel momento con il gioco più famoso della tv, il reality show. «Meglio cadere sopra un’isola o un reality che qualche stronzo voterà» dice. In effetti di tv Rita Pavone ne ha fatta pochissima e di reality finora non ne ha fatti. Di contro c’è una donna che invece soffre e mostra al mondo di non spezzarsi, di non piegarsi al dolore.

La posizione di resilienza è supereroica, ma difficilissima da vivere: resistere impegna testa, mani e corpo a un immobilismo di cui possiamo persino andare fieri, ma ci rende statute e non esseri umani.

C’è un passaggio molto interessante del brano che sembra un po’ staccarsi dalle intenzioni della canzone: «Pensavo / Che ad ogni seme piantato corrispondesse un frutto / Dopo ogni fiato spezzato ricominciasse tutto / Che la parola di un uomo valesse oro e invece / Trova un amico ma non toccargli il tesoro». La delusione raccontata da Rita forse non è quella di un amore, ma è quella della non riconoscenza. Il malessere arriva proprio quando ti rendi conto che il tuo campo coltivato con amore è sempre distrutto dall’ennesima alluvione.

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